Domanda: i vini low alcol, low alcohol o a bassa gradazione, sono semplicemente un’eresia?
Purtroppo (o per fortuna) l’alcol non è un elemento secondario nel vino. E sottraendo alcol – a volte – si rischia anche di togliere un po’ di anima al vino. Lavorando con un po’ di senso, però, è possibile trovare un valido compromesso. E qualche buon prodotto, sinceramente, sul mercato si trova.
Ma che cosa sappiamo esattamente su questi nuovi vini? Ecco 9 punti da cui partire.
Vino a bassa gradazione alcolica
- Come si è accennato, i vini low alcol o a bassa gradazione alcolica sono una moda di questi anni. Ma una moda che riguarda soprattutto l’estero. In Italia (e in Francia) i consumatori continuano a mostrare un po’ di perplessità davanti a questa particolare offerta. La domanda che spesso si pongono è: ma saranno davvero vini naturali? Non saranno in qualche modo artefatti? Probabilmente nei paesi più tradizionalmente legati al consumo di vino, si preferisce ancora bere un bicchiere di meno ma non rinunciare al “giusto” alcol.
- La Germania, al contrario, è il paese dove si bevono più vini a bassa gradazione alcolica (34%). Mentre Canada e USA sono quelli dove si registra una crescita maggiore anno su anno (fonte Wine Intelligence).
- I vini low alcol, a bassa gradazione alcolica, si scelgono soprattutto per salute, dieta e punti patente. Tra quelli che comunque decidono di approcciarsi ai vini a bassa gradazione alcolica, le motivazioni sono principalmente queste tre. Anche se tra gli esperti c’è chi sostiene che la scelta vada ricercata in un profondo cambiamento nelle abitudini alimentari: si mangia sempre meno carne e sempre più pesce o cucine vegetariane. Dunque sapori più delicati che richiedono vini meno intensi e più fini ed eleganti.
- In un vino a bassa gradazione alcolica ci sono mediamente meno calorie che in un vino normale. Questo è un dato da prendere ovviamente con le pinze ma, stando a degli studi recenti, la quantità di calorie per 10 cl di vino varia in modo considerevole con l’aumentare del grado alcolico. Si passa dalle 55 calorie per un vino con 10 gradi alcol, alle 80 calorie per un vino a 14 gradi. Per non parlare, ovviamente, dei vini dolci. In questo caso si passa dalle 90 calorie per 10 cl di un vino a 16 gradi, per arrivare a oltre 120 calorie per un vino dolce con oltre 20 gradi alcol.
- L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, OIV, ha normato la dealcolizzazione del vino. Se il tenore alcolico è ridotto fino a un massimo del 20%, si può comunque parlare di vino. Al di sotto di questa soglia, non si potrà più parlare di vino in etichetta.
- Per ridurre l’alcol, fino a poco tempo fa, l’unica tecnica conosciuta era la cosiddetta “dealcolizzazione” del vino in cantina, una sorta di filtrazione che, però, aveva l’effetto di influire pesantemente anche sulla qualità del risultato finale. E’ una tecnica che viene comunque utilizzata, in particolare sui vini che partono da una gradazione naturale più elevata. Un vino che parte da 15 gradi, sottoposto a dealcolizzazione e portato a 13 gradi, mantiene comunque le sue qualità… O almeno non risulta troppo compromesso. La stessa tecnica applicata a un vino che parte da una gradazione di 13 gradi, compromette in modo definitivo il vino.
- Recentemente sono anche stati creati dei particolari lieviti selezionati specifici per produrre meno alcol. Ci sono studi, in particolare americani e australiani, che riguardano proprio questo tipo di prodotti.
- La nuova tendenza, quanto a produzione di vini a bassa gradazione alcolica, è quella di affrontare il problema da un altro punto di vista. Ossi non impiegare tecniche di cantina particolari. Ma di lavorare in campagna per ottenere uve più adatte allo scopo. E in questo senso una cosa è certa: ci sono varietà di uva che sono “naturalmente” più predisposte di altre a produrre vini meno ricchi di alcol. Varietà che, spesso, sono anche fortemente legate al loro territorio. Vitigni come il grecanico o il nero d’Avola in Sicilia, o il riesling e il marzemino nelle regioni del Nord Italia. Ma anche il lambrusco o il moscato. Il concetto è: inutile lavorare vitigni che producono naturalmente tanto alcol per poi doverli maltrattare per dar vita a dei vini a bassa gradazione. Del resto risulta logico, no?
- Oltre a una scelta più attenta delle varietà, per produrre vini a bassa gradazione alcolica i produttori devono anche lavorare con maggiore attenzione in campagna, curando da vicino ogni fase di maturazione delle uve e anticipando quanto più possibile almeno una parte della vendemmia. Raccogliendo, cioè, quando il contenuto zuccherino delle uve non è ancora troppo alto. Esattamente il contrario di quello che solitamente veniva fatto fino a pochi anni fa, quando per favorire la concentrazione dei sapori e il grado alcolico, si tendeva a tardare leggermente la vendemmia